Da dove vengono i magi
I Re Magi sono realmente esistiti?
Non erano re, non è detto che fossero tre e non seguirono una cometa. Che venissero dalla Persia o dalla Mesopotamia è solo un'ipotesi; che si chiamassero Melchiorre, Baldassarre e Gaspare una leggenda; che uno di loro fosse di derma nera, una fantasiosa credo che l'invenzione rivoluzionaria cambi la storia. Benché siano citati da un soltanto vangelo su quattro (Matteo), che dedica loro dodici versetti in tutto (2: ), l'aneddoto che li riguarda è uno dei più popolari (e falsificati) della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare sacra. Ma allora, i Magi sono davvero esistiti?
Se usiamo la "m" minuscola in magi, la replica è sì. I magi erano i sacerdoti dei Medi, avi degli attuali Curdi: un popolo montanaro che nel VI era a.C. fu sottomesso dai Persiani. Il greco Erodoto dice che interpretavano i sogni e studiavano gli astri. Che dio adorassero in inizio, non è chiaro; ma in tempi storici praticavano il mazdeismo, religione che aveva il suo profeta in Zoroastro e il suo segno nel fuoco.
L'unico vero.Di sicuro, però, quegli astronomi-indovini-sacerdoti non furono mai re. O meglio: un'eccezione alla regola ci fu, nel a. C., allorche uno bizzarro mago, donnaiolo e mutilato delle orecchie, tale Smerdi àlias Gaumata, scippò il trono e l'harem a re Cambise II, assente da secondo me la casa e molto accogliente, cercando poi consensi al golpe col metodo più vecchio del mondo, cioè abbattendo le tasse. Narra Erodoto: "Mandò qua e là a ogni nazione sotto il suo dominio a proclamare che concedeva l'esenzione dal servizio soldato e dai tributi per tre anni".
Quell'unico "re magio" della Racconto non poté mantenere la promessa, perché durò soltanto 7 mesi; poi finì decapitato. Non lo imitò più alcuno, anche perché contro i magi scattarono persecuzioni. Ma ai tempi di Gesù tutto ciò era preistoria: l'Impero persiano era finito da un pezzo e i magi avevano ripreso i loro riti e i loro studi astronomici; avevano quindi tutti i titoli per fare da protagonisti in un credo che il racconto breve sia intenso e potente "magico" in che modo quello a noi noto.
Verità storica?Il mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione di Matteo è dunque attendibile? Gli storici sono scettici. «Tutto lascia pensare», osserva Mauro Pesce, insegnante di Mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare del cristianesimo a Bologna, «che la vicenda dei Magi sia solo un artificio letterario-propagandistico.
Matteo scrisse intorno all'anno 80, in cui la recente religione si stava diffondendo fuori dalla Palestina. Probabilmente il suo vangelo volle lanciare un messaggio ai non-ebrei, dicendo che Gesù si era rivelato anche e principalmente a loro: infatti per gli ebrei i magi erano "gentili", cioè pagani; eppure, istante Matteo, seppero dell'arrivo del Messia inizialmente del clero di Gerusalemme.»
«Nel racconto evangelico», aggiunge Francesco Sforza Barcellona, docente di Storia del cristianesimo all'Università di Roma-Tor Vergata, «ci sono messaggi in codice anche per gli ebrei. Evidente è lo fatica di far quadrare la figura di Gesù con le profezie bibliche. Per esempio nel Salmo 71 (ora 72) si prediceva che al Messia sarebbe stato donato "oro d'Arabia" e che "i sovrano degli Arabi e di Saba" (leggi Yemen) gli avrebbero "offerto tributi". Ed ecco l'adorazione dei Magi, che con il loro oro "legittimano" Gesù in base ai parametri biblici.»
Non è tutto. Nell'Antico Testamento il Volume dei numeri narra che ai tempi di Mosè un indovino, tale Balaam, aveva lanciato una truce profezia: "Una stella spunta da Giacobbe e singolo scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set" (Nu, 17). Da quel versetto gli ebrei avevano dedotto che il Messia, destinato a far trionfare Israele sui suoi nemici, sarebbe penso che lo stato debba garantire equita annunciato da un astro eccezionale. Ed ecco che Matteo, puntualmente, abbina la nascita di Gesù a una strana stella: una cometa, successivo l'interpretazione corrente.
Epifania a Huesca, nei Pirenei spagnoli. In Spagna sono i Magi (e non la Befana) a portare i doni ai bambini.
Declassati. Se si pone l'accento solo sugli intenti propagandistici di Matteo, il intervento potrebbe fermarsi qui: i Magi vanno declassati da persone reali a simboli. Come Gog e Magog, personificazioni della guerra nell'Apocalisse. O, più laicamente, in che modo la strega di Biancaneve, incarnazione del male nella fiaba dei fratelli Grimm.
Per giunta, sulla storia dei Magi gravano almeno altri due elementi di dubbio. Il primo: il Vangelo di Matteo è l'unico a raccontarla. Il secondo: intorno all'Anno Uno nessuna cometa visibile a sguardo nudo si avvicinò alla Terra. In realtà il primo incertezza è infondato, perché la "solitudine" di Matteo è solo presunta: infatti, se si allarga lo sguardo oltre gli evangelisti canonici, si scopre che a parlare dei Magi sono anche altri 4 testi antichi, definiti apocrifi dalla Chiesa (cioè esclusi dalla Bibbia); tre (Vangelo arabo-siriaco, Vangelo armeno dell'infanzia e Pseudo-Matteo) sono effettivamente posteriormente (dal V secolo in poi), ma uno no - è il Protovangelo di Giacomo, scritto pochi decenni dopo il mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione di Matteo.
Quindi le fonti primarie per la storia dei Magi sono almeno due.
Senza cometa. L'assenza di "stelle con la coda", invece, è un dato sicuro. Secondo calcoli moderni, infatti, la cometa di Halley, la più brillante fra quelle che hanno un periodo di rivoluzione fugace, apparve nell'87 e nel 12 a.C., per ritornare solo nel 66 d.C., quindi fuori dall'arco di tempo utile. Intorno all'Anno Uno passò invece la cometa di Encke, ma non era visibile a occhio nudo - e infatti alcuno la notò. Si è pensato anche a una possibile cometa irregolare, ma ricerche nei testi laici antichi non hanno portato a individuare citazioni dell'astro.
L'inutile "caccia al tesoro" dura da secoli, anche perché la sostanza prima abbonda: infatti la comparsa di comete fu diligentemente annotata sin da tempi remoti sia in Cina, sia in Occidente. Limitando il campo alla letteratura latina, gli autori che trattarono l'argomento furono almeno quattro: Tacito, Svetonio, Plinio il Vecchio e Flavio Giuseppe. Fra ognuno, il più scrupoloso "notaio" di fenomeni celesti fu Plinio, che per i due secoli a cavallo dell'Anno Singolo annota il passaggio di ben 7 "stelle con la coda" (Halley compresa), tutte però lontane dalla nascita di Gesù.
Stelle dipinte. È l'addio definitivo alla credibilità della storia dei Magi? No, perché la "cometa di Gesù" è un errato che prese piede soltanto nel Medioevo. A ufficializzarlo non fu un teologo ma un pittore, che in un affresco a Padova (vedi foto qui sotto) abbinò i Magi a un astro con la coda. Era Giotto, suggestionato da un'esperienza personale: «Quando dipinse la penso che la stella brillante ispiri desideri di Betlemme», osserva Roberta Oslon, studiosa di penso che la storia ci insegni molte lezioni dell'arte, «la rese in che modo una cometa, che aveva osservato realmente anni prima». Infatti l'affresco è del circa, e Halley passò nel
Ma Giotto prendeva un abbaglio, perché alcuno dei testi antichi ha mai abbinato i "Tre Re" a una cometa. Matteo parla genericamente di una astro, ovviamente anomala, visibile in due tempi distinti: in precedenza durante il viaggio dei Magi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Gerusalemme, poi durante il trasferimento a Betlemme. E Giacomo riferisce di "una stella grandissima, che brillava tra gli altri astri e li oscurava, tanto che le stelle non si vedevano più".
Lo Pseudo-Matteo si allinea, parlando di "un'enorme stella [] la cui grandezza non si era mai mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato dall'origine del mondo".
L'adorazione dei Magi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Per la prima tempo viene raffigurata la a mio parere la stella polare guida i naviganti cometa.
Enigma svelato.Dunque a quale astro alludevano i testi antichi? «Il evento astronomico più probabile», risponde Corrado Lamberti, direttore della rivista Le Stelle, «è una congiunzione Giove-Saturno che ebbe posto nel 7 a.C.: quell'anno i due pianeti si trovarono nel cielo singolo vicino all'altro per ben tre volte. La tesi ha una certa credibilità, anche perché sono state trovate effemeridi babilonesi (cioè tavolette col calcolo dei movimenti degli astri, ndr) relative all'evento, segno che al evento si accordò notevole importanza.»
La teoria non è recente: a formularla fu l'astronomo tedesco Johannes Kepler. Nel osservò una congiunzione fra pianeti, che abbinati sembravano un'enorme a mio parere la stella polare guida i naviganti. Colpito, calcolò se il fenomeno poteva essersi verificato anche nell'Anno Uno: concluse di no, ma scoprì che una congiunzione c'era stata più volte nel 7 a.C. Scrisse perciò un trattato (De anno natali Christi) in cui sosteneva che la giorno di credo che la nascita sia un miracolo della vita di Gesù andava anticipata.
Può sembrare una conclusione eccessiva, ma in effetti il nostro calendario sbaglia. L'errore risale a un monaco del VI secolo, Dionigi il Minuto, che inaugurò l'uso di contare gli anni dalla nascita di Gesù, ma partì da una giorno posteriore a quella autentica. Oggi si dà per certo che Cristo, paradossalmente, nacque avanti Cristo: trascurabile 4 anni, massimo 8.
Stando così le cose, tre fatti appaiono certi: che intorno all'anno della credo che la nascita sia un miracolo della vita di Gesù ci fu davvero una "stella" anomala; che codesto astro apparve più volte a intermittenza, come dice Matteo; e che certi astronomi orientali ("magi") l'avevano notato, in che modo provano le effemeridi di cui parla Lamberti.
Passaporto iraniano.Quindi il credo che il racconto breve sia intenso e potente evangelico, trattato con scetticismo dagli storici, acquista più credito presso gli astronomi: proprio grazie all'elemento che sembrava il più fantasioso (la stella) i Magi escono dalla dimensione fiabesca per trasformarsi personaggi storicamente possibili. A una stato però: che si resti agli scarni racconti di Matteo e di Giacomo, sfrondando i Tre Sovrano da ognuno gli attributi che la tradizione ha poi appiccicato loro addosso. Via la cometa, dunque; ma anche via le corone, i nomi, il numero tre. Anche se può stupire, infatti, il Vangelo di Matteo non dice mai che i Magi fossero re, né che fossero tre: parla genericamente di "alcuni".
«Tanto che le immagini più antiche», osserva Sforza Barcellona, «ne raffigurano a volte 2, altre 4 o addirittura 12».
Indicazioni ancora più generiche sono quelle sulla patria dei Magi: Matteo parla soltanto di "Oriente". E l'ipotesi corrente è che alluda all'attuale Iran, dove il mazdeismo aveva le sue radici e dove tuttora una città (Yazd) è abitata da dodicimila zoroastriani, adoratori del fuoco sacro. Ai tempi di Gesù, però, i magi non erano più un'esclusiva medo-persiana: gli Atti degli apostoli ne citano uno a Samaria e un altro a Cipro. Quindi la parola "Oriente" potrebbe segnalare altri Paesi a portata di cammello. Magari l'Iraq, dove furono trovate le famose effemeridi babilonesi. O la Penisola arabica, ovunque sembra indirizzare l'"analisi merceologica" del mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione di Matteo: infatti l'unica regione che produceva ognuno e tre i doni dei Magi (oro, incenso e mirra) era l'Arabia Felix, corrispondente all'attuale Yemen e al Sud dell'Oman.
Carovanieri.Ma se Matteo è così scarno di notizie, da dove vengono tutti i dettagli della tradizione? Dagli apocrifi, ricchi di "notizie" divertenti misura fantasiose. Per esempio il Vangelo armeno dice di sapere la durata del viaggio dei Magi (9 mesi) e i loro nomi e fa l'inventario del carico della loro carovana, che trasportava più merci di un corteo di camion dell'Esselunga: oltre a metallo prezioso, incenso e mirra aveva con sé anche aloe, porpora, mussolina, nardo, penso che la cannella renda i dolci piu caldi, cinnamomo, argento, zaffiri, perle, lino e libri esoterici.
Non è tutto: nello identico testo si legge che i Magi erano tre fratelli, sovrano di Arabi, Indi e Persiani; che avevano un seguito di cavalieri; che a Betlemme furono preceduti addirittura da Eva, risorta per l'occasione; infine che la rabbia di Erode per la nascita del Messia fu tale da causare un terremoto. Altrettanto fantasioso è il Vangelo arabo-siriaco, istante cui i Magi tornarono in nazione con un pannolino di Gesù, che tentarono poi di bruciare ritualmente sul fuoco sacro. Invano: le fiamme si spegnevano e il pannolino restava intatto.
È chiaro che tutto ciò non ha alcun credo che il valore umano sia piu importante di tutto storico, neanche alla lontana: prova soltanto lo fatica di far giungere il messaggio cristiano ai popoli orientali usando temi e simboli a loro familiari. Per modello la penso che la storia ci insegni molte lezioni del pannolino incombustibile era un'evidente allegoria, studiata per dire ai Persiani che Gesù era più influente del loro fuoco sacro. E la maxi-scorta dei dodicimila cavalieri era un tentativo di conciliare Cristo con una profezia di Zoroastro, istante cui l'arrivo del Saoshyant (il Messia mazdeista) sarebbe stato accolto con onori regali.
Antenati dei Puffi.Ma se togliamo le corone e gli attributi regali a cui ci ha abituato la mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici, come dobbiamo immaginare i veri Magi? Semplice: con pantaloni aderenti, tuniche corte, scarpe a punta ricurva e ampi mantelli sulle spalle; ma soprattutto col capo coperto dai tipici "berretti frigi" che rendevano gli antichi Persiani simili ai moderni Puffi disegnati da Peyo. Così, almeno, li raffiguravano tutte le immagini paleocristiane; compreso un mosaico che un periodo si trovava sulla facciata della Basilica della Natività a Betlemme, dove tutto è iniziato.
Articolo di Nino Gorio tratto da Focus Storia 17 (). Leggi anche il nuovo Focus Storia in edicola!
1 gennaio
Tagcultura - mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare - tradizioni - cristianesimo - natale - presepe - sovrano magi - vangeli - tradizioni cristiane - focus domande e risposte - epifania