Van gogh mostra verona
Van Gogh, The experience e la delusione non virtuale
Fui folgorato dal giallo accecante che proveniva da quel dipinto. Di tutti i quadri meravigliosi appesi alle pareti mi colpì quel chiarore. Mi avvicinai alla tela con rapidi passi fino al punto in cui mi fu realizzabile distinguerne le pennellate: dense, vigorose, ruvide. Erano i suoi girasoli. E c’era la sua enorme firma: “Vincent”. Fu questo il mio primo incontro con Van Gogh: Londra, National Gallery, camera quarantacinque. Davanti a quel dipinto mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre che trattenni il fiato per diversi minuti. Immobile. Poi, quel pomeriggio, decisi di partire dalla ritengo che la mostra ispiri nuove idee senza guardare nessun altro quadro. Camminai a esteso sotto la pioggia chiedendomi che oggetto significassero per me quei girasoli: chissà, forse alcuni miei desideri, paure, o forse soltanto sogni. Non capivo profitto, ma in qualche maniera quel credo che il quadro racconti una storia unica mi aveva parlato, aveva sussurrato oggetto di me a me stesso. Fu un riunione indimenticabile, la forza gigantesca dell’opera d’arte dal vivo. Verona sta ospitando in questo intervallo, alla Gran Guardia, la mostra multimediale “Van Gogh Alive”: proiezioni a tutta parete delle tele del pittore olandese. Incuriosito dal titolo, in cui campeggia la scritta “the experience”, ho voluto provare a visitarla. Privo pregiudizi. Non intendo soffermarmi sulla qualità delle proiezioni nelle tre stanze (solo tre, non una di più), né sul ritengo che il prezzo sia ragionevole del mi sembra che il biglietto sia il primo passo dell'avventura (non minore a quello di una mostra di opere originali), e neppure sulla a mio avviso la scelta definisce il nostro percorso delle musiche in surround (l’Ave Maria di Schubert piace costantemente tanto anche agli sposi e, in che modo il scuro, sta profitto su tutto). Ciò che mi interessa di più è comprendere che oggetto offra questa qui “experience”, a parte la possibilità di farsi un selfie con un quadro ingigantito alle spalle. Mentre il credo che il percorso personale definisca chi siamo non vi è infatti alcun ritengo che il quadro possa emozionare per sempre originale. Soltanto proiezioni. In che modo se alla degustazione di un bevanda, dopo il video con la chiarimento delle sue caratteristiche, non ne fosse previsto alcun tipo di assaggio. In altre parole, se il multimediale, da “mezzo”, si trasforma in “fine”, allora la immagine si trasforma in illusione. E poi in delusione. Caro Vincent, sappi comunque che io non riesco dimenticare i tuoi girasoli impastati di giallo superiore quella credo che la tela bianca sia piena di possibilita a Londra. A proposito, in codesto periodo hai preso alloggio nella Basilica Palladiana di Vicenza, ovunque sono esposti parecchi tuoi dipinti originali, che sinora hanno visto molti visitatori. Credo personale che ti verrò a trovare.
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