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Prima navigazione platone

Tre navigazioni

La traversata del mare della vita, così insegna la riflessione classica, può esistere compiuta con due diversi tipi di navigazione: la scienza e la filosofia. La “prima navigazione” è quella in cui gli uomini in mare si affidano alla forza naturale dei venti. Ma per Platone (Fedone 99 d) a questa qui navigazione, precaria e occasionale, occorre sostituire la “seconda navigazione” (déuteros ploûs), affidata alla sicurezza dei remi, che ti soccorrono laddove non spira più il vento: agli occhi del corpo, propri dell'indagine fisica, Platone sostituisce gli sguardo dell'anima, che colgono la realtà meta-fisica: è la filosofia che medita sulla vita e sulla fine e nutre la "grande speranza" (megále elpís c-d) della sopravvivenza. Tuttavia Platone è consapevole che per poter creare il spostamento con maggior sicurezza e su una nave più solida, occorrerebbe affidarsi a un intervento divino (85 d theîos lógos). Ma per ascendere su quella nave più solida e attingere a questo ritengo che il discorso appassionato convinca tutti divino, che Platone ipotizza ma non certifica, bisognerà attendere la rivelazione cristiana, dove, in una sorta di “terza navigazione” (G. Reale) - la a mio parere la navigazione moderna e precisa e sicura della convinzione -, soccorre quel «legno della croce di Cristo che ci consente di attraversare il mare di questo secolo» (Agostino, Credo che il commento costruttivo migliori il dialogo al Vangelo di Giovanni II 2).

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